F1, GP Austria: come si guida sul Red Bull Ring
Avrebbe voluto fare le cose in grande la Red Bull e riportare alla luce l'originario Osterreichring, il circuito di 6 chilometri nel cuore della Stiria, a due passi dallo Spielberg, abbandonato nel 1987 segnato da un'altimetria inevitabilmente collinare e dai rischi per la sicurezza, soprattutto alla prima curva, la Vöst-Hügel, una doppia a destra veloce e cieca, trasformata nella chicane Hella Licht dopo l'incidente mortale di Mark Donohue nelle prove del 1975. La prima versione del circuito austriaco proseguiva con il sinuoso rettilineo di Flatschach che portava al lungo tornante a destra, la curva Dr.Tiroch, e a un lungo rettifilo in discesa interrotto dalla veloce Bosch Kurve. Dopo le uniche vere curve a sinistra del tracciato, si arrivava all'ultima svolta.
Dall'A1 Ring al Red Bull Ring – La F1 torna in Austria solo nel 1997. Rispetto alla configurazione originaria la nuova pista, che prende il nome dalla società di telefonia mobile che ha finanziato buona parte dei lavori, è snaturata, molto accorciata, su progetto di Hermann Tilke (lo stesso che ha disegnato, tra gli altri, il circuito di Shanghai e del Bahrain) ispirato alla sua proposta non realizzata nel 1988. Sparita la salita verso la chicane Hella-Licht, ora la prima curva è anticipata di diverse decine di metri, il nuovo tracciato presenta un rettilineo parallelo a quello di Flatschach e si ricongiunge con la vecchia pista alla Remus Kurve, un tornante in salita dopo la discesa che segue la Tiroch. Modificate anche le due curve a sinistra prima della Texaco-Schikane, alla Bosch, molto più lenta, e alla Jochen Rindt, l'ultima curva del percorso, trasformata in una doppia a gomito per ricavare vie di fuga più ampie. I propositi di Dieter Mateschitz di tornare a una configurazione più vicina a quella originaria si sono scontrati con una serie di problemi legati all'impatto ambientale. Dunque, si continua a correre su uno dei circuiti più brevi del Mondiale, 4.3 km, scandita da 4 rettilinei e 9 curve, che si differenzia dall'A1 Ring solo per qualche cambio di nome.
Partenza in salita – Il rettilineo che porta alla prima curva, la Castrol Edge, è in salita ed è facile perdere trazione in uscita. Si può ritardare la frenata, fino a 30-40 metri dall'ingresso in curva, ma è fondamentale non allargare troppo la traiettoria per evitare di strisciare sull'erba e perdere aderenza. Difficile trovare il giusto equilibrio alla 2, la Remus, con la pista che gira verso destra in salita: una sterzata troppo brusca fa perdere il controllo all'anteriore, una troppo delicata può comportare problemi di sovrasterzo in uscita perché a metà del raggio di curva la distribuzione dei pesi varia. I piloti possono avvantaggiarsi del cordolo all'interno in entrata, ma dovrebbero evitarlo in uscita perché ridurrebbe la trazione in accelerazione in un tratto in cui c'è da accelerare in salita. Da questo momento, tutte le altre curve, le altre frenate, sono in discesa.
Lauda e Berger? No grazie – Dopo la Remus, un lungo rettilineo porta alla Schlossgold, una curva a destra piuttosto stretta in cui si può frenare all'ultimo ma bisogna tenere il piede sul freno durante la curva per mantenere il peso all'anteriore e mantenere la migliore traiettoria per arrivare alla leggera correzione a destra (curva 4) prima della curva 5, che un tempo era nota come Lauda Kurve. Ma nella ricerca di sponsor, la Red Bull ha tolto il nome dell'unico austriaco capace di vincere qui, nel 1984, e il secondo ad aver vinto il Mondiale. Lauda, che non era stato avvisato della decisione, si è detto deluso ma non ha perso la voglia di scherzare. “Posso solo presumere che questo sia dovuto al fatto che ora sono alla Mercedes e stiamo battendo la Red Bull”. “Come punizione”, ha chiuso il discorso Lauda, “Mercedes sarà contenta di celebrare una doppietta allo Spielberg”. Ne sarebbe doppiamente felice anche Toto Wolff, il team principal della Mercedes, che ha insegnato per anni alla Walter Lechner Racing School, su questo tracciato. L'ex Lauda Kurve è una curva a sinistra che si può completare sfruttando il cordolo in entrata, all'esterno, prima di spostarsi dall'altro lato della pista per l'accelerazione in uscita: qui, invece, è meglio non cercare tutta la larghezza perché il cordolo finisce abbastanza presto e c'è il rischio di trovarsi sull'erba. Anche la curva 6 ha cambiato nome: prima dedicata a Berger, ora porta il nome di uno degli sponsor, Wurth. Il pilota la vede praticamente quando sta già frenando e sta percorrendo la veloce svolta a sinistra che segna il confine tra il secondo e il terzo settore.
Il terzo settore – Segue un breve rettilineo e una breve frenata (curva 7, la più veloce del circuito), poi un nuovo tratto in accelerazione che porta alla doppia a destra dedicata a Jochen Rindt, il campione che si divertiva a “derapare” con il suo Maggiolino Wolkswagen sulle strade bagnate di Graz, il capoluogo della Stiria, incoronato campione del mondo “postumo” nel 1970, dopo l'incidente in cui aveva perso la vita schiantandosi alla staccata della parabolica a Monza. Nato in Germania, Rindt si è trasferito a 15 mesi dai nonni materni a Graz, dopo il bombardamento di Amburgo del 1943, ed è diventato una leggenda nazionale. Una volta, racconta Helmut Marko, consulente della Red Bull, che è stato uno degli amici più intimi di “Jochen lo scatenato”, guidò senza patente e con una gamba ingessata perché fratturata in due punti. Chissà se avrebbe apprezzato il nuovo volto del suo circuito di casa.