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F1, GP di Cina: un giro sul circuito di Shanghai

Un rettilineo da 1200 metri e la frenata più dura del Mondiale. Sono questi i due segni particolari del circuito di Shanghai, “creatura” dell’ingegner Tilke costato 450 milioni di dollari. Possibile una strategia a due soste. Fondamentale il bilanciamento tra carico aerodinamico e trazione.
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Curve veloci, un asfalto liscio, tanti punti ideali per i sorpassi. Tre chiavi di lettura che racchiudono lo spirito del circuito di Shanghai, quarta creazione di Hermann Tilke, che impone una sfida particolarmente dura agli pneumatici. Le 16 curve del tracciato, che si percorre in senso orario, rappresentano l’80% del circuito che si chiude, alla fine del back-straight, il lungo rettilineo da affrontare in direzione contraria rispetto al senso di marcia, con la frenata più dura del Mondiale (decelerazione di 4,9G). I freni, però, vengono sollecitati solo per il 18% del tempo sul giro. E l’elevato carico aerodinamico, che contribuisce alla decelerazione, rende il circuito non particolarmente ostico per gli impianti frenanti.

L’impianto – Completato nel 2004 in soli 18 mesi, lo Shanghai International Circuit è costato 450 milioni di dollari, grazie a una joint-venture di proprietà pubblica tra Shanghai Juss Corporation, Shanghai National Property Management Co Ltd, e Shanghai Jia'an Investment and Development Co Ltd: all’epoca era il circuito più costoso del mondo, primato poi passato allo Yas Marina Circuit di Abu Dhabi. Dopo l’arresto dell’ex manager Yu Zifei, nel 2007, nell’ambito di uno scandalo che ha portato alle dimissioni di parecchi deputati del Partito Comunista Cinese, e il crollo degli spettatori, dimezzati nel giro di pochi anni, il futuro del GP di Cina è sembrato a rischio. Ma nel 2010 il contratto con la FOM è stato rinnovato fino al 2017 a fronte di uno sconto sulla cifra versata dagli organizzatori a Ecclestone. Come da tradizione nei “tilkodromi”, l’impianto mantiene legami simbolici evidenti con l’identità e la cultura locali: la forma, infatti, ricorda l’ideogramma “shang” (“salire”), il primo nella grafia del nome Shanghai.

Il primo settore – Il tracciato inizia con la successione di curve più difficile dell'intero circuito, dalla 1 alla 4, in cui il pilota perde progressivamente velocità mentre il percorso si avvita su se stesso. Nelle prime due, una coppia di curve a destra che a metà diventa una svolta cieca in cui non si vede l'uscita, il bilanciamento è fondamentale, soprattutto al posteriore: le “scodate” sono un rischio concreto sia per il tempo complessivo sul giro, sia per il consumo delle gomme. La 3 e la 4 si possono interpretare come una lunghissima curva a sinistra, più semplice delle prime due, in cui conta soprattutto rimanere stretti in uscita dalla curva 4 per garantirsi la massima velocità sul rettilineo che segue e porta alla curva 5. Nel primo settore saranno determinanti i rapporti della trasmissione e le mappature del brake-by-wire, da adattare nel corso della gara per rispondere alla graduale perdita di peso dovuta al consumo di carburante, oltre al freno motore che favorisce la ricarica della MGU-K (si possono recuperare all’incirca 340 kJ).

Il secondo settore – Alla Curva 6 si giunge alla velocità di circa 290 km/h in settima marcia, per uscire con una frenata potente 1496 kW a 69 kmh. La frenata è “dritta” e non riserva particolari difficoltà nella ricarica di circa 200 k del motore ibrido. Segue una sequenza di due curve veloci ad elevata accelerazione laterale, che raggiunge i 3G per 4 secondi: la 7 a sinistra e la 8 a destra, che si percorrono a 220 e 160 kmh. La chicane immette in una successione di due curve lente a sinistra, la 9 e la 10, che richiedono una buona uscita per affrontare il rettilineo successivo.

Il terzo settore – Si arriva così a 280 kmh alla curva 11, in sesta marcia, e si esce a 76 kmh dopo una frenata da 1406 kW (secondo i dati forniti dalla Brembo). La 12 e la 13 formano in realtà un’unica curva a raggio crescente, a destra, che porta i piloti “indietro” sul rettilineo lungo 1200 metri, dove grazie al DRS si possono raggiungere anche i 335 kmh, fino al tornante più pesante del Mondiale. La curva 14 va percorsa all’interno per mantenere la massima velocità in uscita verso la curva 15 e arrivare alla staccata per la 16 a 260 kmh in sesta marcia. È l’ultima curva, che si può anche affrontare in quarta marcia per avere più velocità in uscita, lungo il rettilineo d’arrivo.

Le gomme – Pirelli ha scelto di portare a Shanghai gli pneumatici P Zero Bianco medio e P Zero Giallo soft, con una differenza stimata tra 1,2 e 1,4 secondi a giro. “In Cina troviamo spesso tempo variabile, ma con temperature di solito parecchio inferiori a quelle che abbiamo sperimentato due settimane fa in Malesia” ha spiegato Paul Hembery. Anche quest’anno la tradizione dovrebbe essere rispettata. Le previsioni indicano temperature fra gli 11° e i 15° nel weekend con il 10% di possibilità di pioggia il giorno della gara. E questo può incrementare la formazione di graining, di degrado degli pneumatici, soprattutto all’anteriore. Dal punto di vista delle gomme, aggiunge il responsabile motorsport di Pirelli, “ il circuito di Shanghai impone lo stress maggiore sull’anteriore sinistra, mentre le grandi necessità di trazione mettono a dura prova le gomme posteriori. Condizioni che potrebbero diventare ancora più complesse se dovesse fare molto caldo. Situazione, questa, che renderebbe il circuito cinese -molto largo e quindi aperto alle battaglie e ai sorpassi- ancora più complesso sul fronte pneumatici, anche se le temperature elevatissime dello scorso GP in Malesia hanno mostrato che la nostra gamma di pneumatici sa bene come fare fronte a questa sfida”.

Le chiavi – Shanghai si configura, dunque, come un tracciato a medio-alto carico aerodinamico, non particolarmente severo né per la trasmissione (Wintax Marelli prevede 3186 cambiate nell’intera gara), né per le componenti meccaniche del motore. L’ERS può diventare un elemento essenziale: tra MGU-K e MGU-H si possono recuperare quasi 4 mila kJ per giro, un po’ come in Bahrain, che valgono 10 kmh di velocità massima. Facile, infine, ipotizzare una strategia a due soste, comune l’anno scorso a tutti i primi 15 al traguardo. Hamilton ha vinto dodici mesi fa con lo schema soft-medie-medie, tenendo le morbide solo per i primi 17 giri del gran premio.

GP CINA – SHANGHAI

Lunghezza: 5,541 km

Giri: 56

Distanza da percorrere: 305.066 km

Giro record (in gara): 1:32.239 – M.Schumacher (2004)

Giro record 2014: 1:40.402 – N.Rosberg (Mercedes)

Velocità massima 2014: 336,8 kmh – N.Rosberg (Mercedes)

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