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F1, GP Gran Bretagna: come si guida a Silverstone

A Silverstone, oltre il 60% del tracciato si affronta in pieno: solo a Spa il gas rimane aperto così a lungo. Il punto più critico è la combinazione di curve veloci Becketts, Maggots e Chapel.
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A Silverstone si respira la storia. Il circuito è nato come aeroporto militare per la Royal Air Force nel 1943, con le tre piste disposte come da tradizione britannica a triangolo su cui aerei continuano ad atterrare e decollare durante i weekend di gara. Il tracciato originario, che ha ospitato nel 1950 la prima gara nella storia del Mondiale di F1, è rimasto sostanzialmente invariato per 37 anni. Dopo la modifica alla curva Bridge nel 1987, il circuito è stato rivoluzionato tra il 1990 e il 1991 quando ha assunto una configurazione più lenta, non troppo gradita ai piloti. Quattro anni fa il tracciato è stato allungato di 760 metri e il rettilineo di partenza, prima inserito tra la Woodcote e la Copse, è stato inserito tra la curva Club e la Abbey, la prima curva del giro, complicata perché leggermente in salita. A metà della curva si può sfruttare il cordolo per iniziare prima l'accelerazione sulla leggera discesa verso la Farm, una leggera svolta a sinistra.

Le prime curve – Si arriva così alla grossa frenata alla Village, una curva a destra da affrontare in seconda marcia in cui spesso l'asfalto rimane sporco e i piloti preferiscono entrare in traiettoria prima e poi correggere la posizione a metà curva per avere una migliore uscita in vista del Loop, una curva a sinistra ancora più lenta in cui la carreggiata tende a restringersi. Si arriva così all'Aintree, una leggera svolta a sinistra prima del rettilineo Wellington, una zona in cui i piloti possono attivare il DRS.

Disciplina – La curva 6, la Brooklands, richiede disciplina. Frenare troppo tardi o entrare troppo veloce spesso conduce all'uscita di pista. Il punto di corda è spostato verso l'uscita e il cordolo a sinistra è abbastanza alto da aver danneggiato qualche sospensione. L'ideale è trovare una traiettoria di uscita parallela al cordolo destro per poi spostarsi verso il centro della carreggiata per affrontare il tornante Luffield, a destra, in seconda marcia. Qui la maggior parte dei piloti entra in curva presto e sfrutta tutto il cordolo all'interno cercando di mantenere la trazione e allo stesso tempo di fronteggiare il pesante sottosterzo. Si continua a girare a destra, in accelerazione, alla Woodcote e dopo il vecchio rettilineo dei box si arriva alla Copse, una delle curve più impegnative della stagione. È fondamentale capire il giusto punto di corda e avere un bilanciamento ottimale della vettura per affrontare al meglio la successiva combinazione sinistra-destra-sinistra-destra-sinistra della Maggots, della Becketts e della Chapel, con una velocità minima di 270 kmh. Il rettilineo Hangar conduce alla Stowe, a destra, e al breve passaggio al Vale, uno dei punti più lenti del circuito in cui le vetture passano a 100 kmh prima di immettersi nella curva finale a destra, la Club.

Assetto ottimale – Silverstone è un circuito che mette a dura prova la power unit, in quanto oltre il 60% del tracciato si affronta in pieno: solo a Spa il gas rimane aperto così a lungo. Essenziale, per il recupero dell'energia cinetica, il passaggio attraverso la parte nuova del tracciato, al Loop e al rettilineo Wellington. È allo stesso tempo una sfida particolarmente stimolante per gli ingegneri che devono trovare il miglior assetto aerodinamico. Il punto critico è, ovviamente, il tratto Becketts-Maggots-Chapel in cui l'ala anteriore deve essere disegnata per un ottimale convoglio dell'aria e una maggiore aderenza nei cambi di direzione e l'alettone posteriore deve garantire un'ottima percentuale di carico. Considerare le caratteristiche del percorso, quella inglese è una pista a bassa incidenza su sospensioni e freni. Per questo, Pirelli, che resterà fornitore unico delle gomme per la F1 fino al 2016, ha scelto di portare in Gran Bretagna i due pneumatici più duri della gamma P Zero: l’Orange hard ed il White medium, una mescola che assicura alte prestazioni a basse temperature.

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