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F1, GP Usa, come si guida a Austin

Il Circuito delle Americhe di Austin è un tracciato veloce, con diverse curve tecniche e parecchie variazioni altimetriche. Ogni settore omaggia curve storiche del Mondiale. Pirelli porterà gomme morbide e medie.
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Omaggiare i circuiti più famosi del mondo. È questa l'idea alla base della progettazione del Circuito delle Americhe a Austin, chiamato così in analogia con il messicano Hippodromo des Americas, in Messico. Due le figure che hanno trasformato l'idea in realtà: Kevin Schwantz, il campione del mondo di motociclismo 1993, e Tavo Hellmund, promoter che lavorava alla Brabham di Bernie Ecclestone: suo padre, Gustavo, ha avuto un ruolo non secondario per riportare la F1 in Messico negli anni '80. Dopo 12 anni e parecchie differenti versioni, le idee sono diventate realtà con l'aiuto di Johannes Hogrebe, ingegnere che lavora per la Tilke GmbH. Durante tutte le fasi della progettazione del tracciato, Ecclestone ha insistito solo su un punto con gli ingegneri: non mettete troppe curve, mantenete il circuito veloce. "Quello di Austin è soprattutto un circuito eccitante per i piloti” ha spiegato Jean Alesi, consulente Pirelli. “La frenata al termine della salita dopo i box e il suo tornantino a sinistra offrono possibilità di attacco. Anche le ‘esse’ che seguono consentono linee diverse. E’ un tracciato non noioso: le possibilità per superare ci sono”.

Le prime curve – La prima sfida di Hellmund è la prima curva, che è in salita. A cosa ispirarsi, all'Eau Rouge di Spa o alla T1 del vecchio Österreichring in Austria? È un ricordo personale a portare la risposta. “Mi ricordai di un giro che avevo fatto in Austria con Piquet e di una curva a destra sulla salita prima della chicane Hella-Licht”. La prima curva di Austin è ancora più impegnativa, più di 90 gradi, ed è a sinistra. È stata poi allargata verso l'interno dopo i primi test al simulatore dell'ex pilota di F1 Alexander Wurz. La seconda ricorda la curva Senna di Interlagos. Il brasiliano è il pilota preferito di Hellmund, ma l'omaggio non dipende dalle ragioni personali, quanto perché entrambe si percorrono in discesa. La combinazione alla 4-5-6 di fatto replica la successione della Maggots, della Becketts e della Chapel a Silverstone, una serie di curve veloci da percorrere a 250 kmh con accelerazioni gravitazionali che sfiorano i 4G.

Curva cieca – A Silverstone, però, la Chapel porta su un rettilineo. A Austin la serie di curve veloci conduce a tre curve lente, pensate da Hogrebe per rallentare la velocità in vista della curva 10, che non è modellata su nessun'altra. È una curva cieca, in salita, con il punto di corda prima dell'apice della salita. In uscita i piloti raggiungono i 230 kmh ma si trovano di fronte una delle frenate più impegnative per affrontare la curva 11, una svolta stretta a sinistra con la pista allargata dalla parte sinistra. Poi si parte per un rettilineo in falsopiano di 1,2 chilometri.

Come a Hockenheim – Nella progettazione del tracciato, Schwantz aveva un sogno: una sezione veloce come nel vecchio Hockenheim, come il settore dello stadio sul circuito tedesco dove firmò un sorpasso da leggenda su Wayne Rainey e una vittoria indimenticabile. A quel settore si ispirano le curve dalla 12 alla 14, anche se risultano più lente della porzione del circuito tedesco, ma così i tifosi sugli spalti possono vedere le monoposto per più tempo. Dalla Germania, poi, i piloti idealmente si spostano rapidamente in Turchia, uno dei tantissimi circuiti creati da Tilke. La successione 16-17-18 costituisce in realtà un unico curvone a sinistra con tre punti di corda, un po' come la curva 8 a Istanbul, che però vira nell'altra direzione. Inoltre, la “tripla” di Austin è leggermente in discesa e sarà un po' più veloce dell'omologa a Istanbul che invece si muove in tenue salita. Le ultime due curve sono poco più di un modo per tornare al rettilineo di arrivo.

Le gomme – Per la prima volta, Pirelli ha deciso di portare le mescole medie e morbide (negli anni scorsi aveva scelto hard e medie) su un circuito così multiforme con curve veloci e tecniche e più di una variazione altimetrica. “L’America è un mercato chiave per Pirelliha spiegato il direttore Motorsport Paul Hembery. “Con le gomme medie e soft ci aspettiamo due soste, ma dovremo aspettare le prove libere per confermare le nostre previsioni. Molto dipenderà dalle condizioni atmosferiche. Anche se la gara si svolge nel mese di novembre, sono attese condizioni calde ma variabili: il degrado termico sarà, quindi, un fattore importante. Quanto questo influenzerà il degrado generale e l’usura, e quindi la strategia di gara. Negli anni scorsi si è rivelata sempre vincente una strategia ad una sosta, anche perché la gara arriva relativamente tardi nella stagione, quando ormai la maggior parte delle squadre ha capito come ottenere il massimo dalle gomme".

LA SCHEDA

Circuit Name: Circuit of The Americas
First Grand Prix: 2012
Number of Laps: 56
Circuit Length: 5.513 km
Race Distance: 308.405 km
Lap Record: 1:39.347 – S Vettel (2012)

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