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F1, segreti, bugie e incidenti nella storia del GP di Singapore

La F1 è arrivata a Singapore nel 2008: è il GP del Crashgate, di Piquet che si schianta apposta per far entrare la safety car e Massa che perde il Mondiale per il bocchettone che resta incastrato. Il brasiliano viene poi tamponato da Hamilton nel 2011. Dominio Vettel negli ultimi tre anni.
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I riflettori si accendono a illuminare la Singapore Flyer, la risposta asiatica al London Eye. È il 28 settembre 2008, e a Singapore sta per partire la prima corsa in notturna nella storia della F1. Sarà una gara impossibile da dimenticare. Eppure, la storia di uno dei gran premi più “giovani” nel Mondiale risale a molto prima della domenica di settembre di sei anni fa.

Le origini – Il primo GP a Singapore si è infatti corso nell'autunno del 1961. È l'Orient Year Grand Prix, che non fa parte del Mondiale e dall'anno successivo viene ridenominato GP della Malesia. Dopo l'indipendenza, dal 1966 Singapore torna a ospitare il suo gran premio, durante le vacanze di Pasqua. Dal 1963 è una tappa fissa del circuito asiatico del World Motor Racing: si comincia a novembre a Macao, poi la Tasman Series in Australia e Nuova Zelanda, il passaggio a Singapore e Malesia in primavera e gran finale a maggio in Giappone. Si corre sul circuito cittadino Thomson che il neozelandese Graeme Lawrence, qui vincitore per tre volte, ha definito uno dei più pericolosi al mondo, per la carreggiata strettissima, poco più di sette metri, e la quasi totale assenza di vie di fuga. L'evento si fa via via più popolare. Nel 1968 attrae 100 mila spettatori e lucrative sponsorizzazioni con la Rothmans e la Omega. Quattro anni dopo i contratti con gli sponsor frutteranno quasi 350 mila dollari dell'epoca. Il primo capitolo nella storia del GP, però, si chiude nel 1973 per i numerosi incidenti mortali, costati la vita a F.A. Johns nel 1966, al 28enne pilota locale Lionel Chan nel 1972 (che perde una ruota e va a sbattere contro una delle vetture dei commissari) e allo svizzero Joe Huber, che si schianta contro un lampione nell'ultima edizione e muore sei giorni dopo a causa delle ferite riportate. Visti la pericolosità di un circuito cittadino così, con i pali della luce e le griglie per lo scolo delle acque, la difficoltà a smaltire il traffico che congestiona le vie alternative a quelle chiuse per il gran premio, e l'aumento dei prezzi dovuto alla crisi di Suez, le corse automobilistiche abbandonano Singapore.

Crashgate – Quando i semafori si riaccendono insieme ai riflettori sul nuovo tracciato a Marina Bay, Felipe Massa è in pole position e ha addosso gli occhi del mondo. Ma alla curva 17, nel corso del quattordicesimo giro, l'attenzione è tutta per il figlio d'arte Nelson Piquet junior, che va a sbattere e causa l'ingresso della safety car. Per il compagno di squadra Fernando Alonso sembra un bel colpo di fortuna. Un anno dopo, però, si rivelerà una strategia studiata a tavolino. “Symonds, alla presenza di Briatore, mi chiese se ero disposto a sacrificare la mia gara causando l'ingresso della safety car” testimonia Piquet, “andando contro un muro al giro 13 o 14. Symonds mi indicò precisamente in quale punto dovevo uscire su una mappa”. La telemetria dimostra che Piquet ha accelerato troppo forte e troppo in anticipo in quel punto, e non smette fino al momento dell'impatto. Il Crashgate si concluderà con la sentenza del Consiglio mondiale secondo cui "i membri del team Renault di Formula 1 Flavio Briatore, Pat Symonds e Nelson Piquet jr hanno cospirato per provocare deliberatamente l'incidente” e l'accordo sulle squalifiche. Briatore e Symonds non hanno potuto ricoprire alcuna funzione operativa in campionati a calendario FIA fino al 31 dicembre 2011, e in Formula 1 fino al 31 dicembre 2012. E i colpi di scena non sono ancora finiti. Perché dopo l'ingresso della safety car entrano tutti ai box, compreso Massa, che però è l'unico a uscirne con il bocchettone della benzina ancora attaccato. Quella scena tragicomica, con i meccanici impegnati in mondovisione nel tentativo di disincastrarlo, a posteriori gli costa il Mondiale. Un GP così surreale non poteva che chiudersi con la vittoria proprio di Alonso. “Lo sanno tutti che è stato falsato, non fu un risultato autentico” dirà il brasiliano anni dopo. “Ne ho parlato con Fernando. Anche lui sa. E' così che va il mondo”.

Un GP rosso… fuoco – Fernando torna a vincere nel 2010, stavolta con la Ferrari, e a sperare, invano, di riaprire il Mondiale, approfittando dello “zero” di Hamilton che paga la collisione con Webber al giro 36. Alonso, partito in pole e sempre in testa dal primo all'ultimo giro, si gode lo champagne sul podio. Ma il fotogramma simbolo del GP non lo vede protagonista. Il momento che resta nella memoria è la Lotus di Kovalainen che va a fuoco sul rettilineo all'ultimo giro. Il finlandese parcheggia, si fa prestare un estintore e si improvvisa pompiere. E trova anche il modo di scherzarne a freddo, dopo la gara: “Adesso dovrò chiedere un ingaggio più alto alla squadra”.

Autoscontri – Dodici mesi dopo altro scontro, e sempre Hamilton al centro dell'attenzione. Stavolta prende la posteriore destra di Massa mentre tenta un sorpasso al giro 12 (è come con Rosberg a Spa, a gomme e ruolo invertiti, con l'inglese qui nella parte del “cattivo”). È il leitmotiv della stagione, che li vede scontrarsi altre due volte dopo quel GP: la ruggine di quel Mondiale 2008 che Massa ha perso per un punto, in gran parte proprio per il pasticciaccio di Singapore, non è ancora spenta. È il momento topico di una gara noiosa, che scandisce l'inizio del dominio triennale di Vettel. Il tedesco trionfa nel 2012, con Schumacher che al 39mo giro sperona Vergne in una furibonda lotta per il decimo posto. Ma il culmine del suo dominio lo raggiunge l'anno scorso. Strappa la pole per 91 millesimi, in gara comanda dal primo all'ultimo giro e firma anche il giro più veloce, il terzo grande slam della carriera. E il compagno di squadra Webber? Deve chiedere un passaggio a Alonso per rientrare ai box dopo che il motore della sua RB9 si è spento. I due saranno anche ammoniti per un gesto che “avrebbe potuto mettere in pericolo altre persone o altri piloti”. Conclusione inusuale per un GP che in sei anni ne ha viste tante di storie fuori dall'ordinario. E intanto la costosa, e non troppo frequentata, ruota panoramica continua, tranquillizzante, a dominare l'orizzonte.

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