Il primo approccio al weekend del Qatar sembrava tutt’altro che promettente per Valentino Rossi. Mai tra i primi nelle libere, idem in qualifica fino al warm up, quando quei 24 millesimi da Marquez avevano lasciato intendere che le prove erano state solo un brutto incubo. Ma l’ottava casella in griglia di partenza era quel pizzicotto che lo riportava alla realtà.
Una delle vittorie più belle
Semafori spenti e via, si scatena l’Inferno per dirla alla Meda fatto di endecasillabi sciolti e contrappassi di analogie e contrasti che riservano al Dottore una partenza disastrosa: decimo a 2 secondi dalla testa del gruppo al primo giro. Ma la giustizia divina non fa sconti a nessuno e inesorabilmente sbatte Marquez dalla prima fila all’ultima posizione per aver peccato di troppa aggressività in partenza. È un’occasione troppo ghiotta per il Dottore ma il ritmo di Dovi, Lorenzo e Iannone in testa alla corsa è ovviamente infernale. Così ne viene fuori una delle gare più belle della carriera, come con Capirossi al Mugello, con Lorenzo al Montmelò, con Stoner a Laguna Seca. Favoloso!
La perla numero 109
Il trofeo di Losail è un’ostrica con una perla che va ad arricchire quel filo fatto da 109 successi infilati dalla grinta del Dottore in 20 anni di Motomondiale. Una lunga collana per la quale il pluricampione pesarese non ha ancora pensato a una chiusura, determinato cogliere la decima stella mondiale prima di ogni altra scelta, mettendo nel mezzo anche quel sì sull’altare rimandato ai prossimi dieci anni. Perché il Dottore è uno di quegli uomini da sposare (e la fidanzata Linda lo sa). Ma Rossi ha ancora fame di vittoria e a 36 anni – un’età in cui chi l’ha preceduto aveva ormai finito il gas, la determinazione del pesarese è non ha eguali. Con nove titoli iridati, oggi, Valentino è l’unico pilota della storia ad aver vinto in quattro categorie diverse: uno in 125, uno in 250, uno in 500 e sei in MotoGP. Non basta. Rossi ha bisogno di divertirsi e di avere avversari da battere, per il piacere della lotta e per il sapore di quell’adrenalina che lo rende il vero bomber del mondiale.
L’assalto al decimo titolo
La motivazione resta altissima e la voglia di rivincita è quella molla che lo spinge a giocarsi tutto in pista, che lo porta ad allenarsi in maniera più che impeccabile e a sorprendere con capolavori di classe, determinazione e professionalità capaci di far risuonarle l’inno di Mameli alla prima del mondiale per l’ottava volta in carriera. E fatta eccezione per il 2010, quando la caduta al Mugello faceva svanire il sogno mondiale alla quarta gara stagionale, in sei delle sette occasioni Rossi centrava anche il titolo mondiale (nel 1997 in 125cc; nel 2001 in 500cc; 2002-2005 in MotoGP). Ogni genere di scongiuro è d’obbligo ma anche i numeri sembrano giocare a favore di Rossi con l’ennesima domenica da plauso incondizionato dà lo spunto decisivo per l’assalto all’ultima grande impresa della sua carriera sportiva. Grande Dottore!
Quella d'oro la portiamo a casa noi!
Che Gara.
Grazie a tutti. pic.twitter.com/6Xl5lJ52uH
— Valentino Rossi (@ValeYellow46) 29 Marzo 2015