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F1, GP Bahrain: un giro di pista a Sakhir

Quattro lunghi rettilinei e quattro frenate pesanti caratterizzano il tracciato. Pirelli a Sakhir conferma le gomme soft e medie. Si corre in notturna, con le temperature che tenderanno gradualmente a scendere. Molto sollecitato il cambio.
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La cattedrale nel deserto. Il circuito di Sakhir, creazione di Hermann Tilke, ha ospitato nel 2004 la prima edizione del GP del Bahrain, il primo di sempre in Medio Oriente (battuta la concorrenza di Emirati Arabi, Egitto e Libano). Lungo 5.4 km, conta 15 curve raccordate da quattro lunghi rettilinei e, come Sepang, richiede un perfetto bilanciamento fra la trazione per affrontare la parte iniziale e finale (si gira per il 70% con il piede sull’acceleratore) e il medio-alto carico aerodinamico per non perdere terreno nel settore centrale più lento e “guidato”.

L’impianto – Voluto dal principe Salman bin Hamad Al Khalifa, presidente onorario della Bahrain Motor Federation, costato 150 milioni di dollari, il tracciato è circondato dal deserto ma presenta comunque una differenza di 18 metri fra il punto più alto e il più basso. La topografia dell’arcipelago del Bahrain, e della periferia di Manama, lo rende particolarmente esposto al vento, soprattutto alla prima curva: per questo gli organizzatori trattano le zone sabbiose intorno alla pista con uno speciale spray adesivo. E non è l’unica particolarità. Il Sakhir International Circuit, infatti, è anche il primo tracciato ad aver introdotto le vie di fuga asfaltate, per un totale di 140 mila metri quadri, due volte la Piazza Rossa di Mosca, l’equivalente di 20 campi da calcio.

Settore 1 – La prima curva, a destra, intitolata l’anno scorso a Michael Schumacher, che qui ha vinto la prima edizione e celebrato il ritorno in F1 nel 2010, è una delle frenate più violente del Mondiale. Alla staccata si arriva a oltre 330 kmh, in settima, e si passa ai 60 kmh, in prima. L'angolo di curva è stretto, ma la pista è larga e questo la rende uno dei punti più indicati per tentare un sorpasso. In questo tratto, l’asfalto è leggermente ondulato, e la frenata produce una decelerazione superiore ai 5G. È fondamentale uscire con la giusta traiettoria dalla 2, a sinistra, per affrontare il primo dei quattro rettilinei che scandiscono il tracciato con la massima accelerazione. La curva 3, una veloce a destra, porta alla seconda frenata potente della pista, alla 4, dai 310 kmh in sesta ai 92 kmh, in prima.

Settore 2 – Il secondo settore si apre con il punto più tecnico del tracciato, dove i top driver possono davvero fare la differenza. La rapida sequenza sinistra-destra-sinistra (curve 5-6-7) si percorre tutta a circa 180 kmh, anche con la marcia più alta, assecondando le variazioni di accelerazione laterale. Questa combinazione immette alla curva 8, un tornante stretto a destra da cui si esce a 76 kmh, in prima. Sbagliare linea di uscita in questo tratto può penalizzare i piloti sul secondo lungo rettilineo, che porta in discesa verso due delle curve più difficili della pista, la 9 e la 10, due svolte cieche a sinistra in cui il pilota non vede l'uscita e deve frenare e girare nello stesso tempo, passando dalla quinta alla prima, cercando di non bloccare le gomme anteriori. Qui si esce, secondo la telemetria Wintax, con il motore a 6200 giri, e sarà essenziale trovare la giusta mappatura elettronica per il recupero dell’energia cinetica. Il back-straight, su cui si raggiungono i 310 kmh, conduce alla curva 11, a sinistra, un’altra frenata da quasi 2300 kW con decelerazione di 5G. È una curva da affrontare un po’ come la Parabolica di Monza, stretti in entrata e larghi in uscita, ma senza esagerare visto il cambio di direzione alla 12, una veloce a sinistra da affrontare a 250 kmh dove si raggiunge la massima forza laterale per le gomme.

Settore 3 – La curva 13, leggermente in discesa, immette sull’ultimo dei quattro rettilinei che porta alla staccata della 14 a 320 kmh. La frenata è molto potente, quasi 2400 kW, con una decelerazione massima di 5,3G, e sarà fondamentale rimanere sulla destra perché uscire troppo larghi compromette l’ingresso nella 15 e il comportamento della vettura sul rettilineo principale.

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Le gomme – Pirelli porterà a Sakhir le stesse mescole già usate in Australia e in Cina, le soft e le medie, con un differenziale di prestazioni tra 1 e 1,2 secondi. L’asfalto, in roccia grigia, un tipo di arenaria non matura fatta arrivare appositamente dallo Shropshire, in Gran Bretagna, è lo stesso che su cui si corre a Abu Dhabi, e garantisce ottima aderenza. Come allo Yas Marina Circuit, anche in Bahrain si corre in notturna, con le temperature, sempre alte per tutto il weekend, che tenderanno ad abbassarsi gradualmente nel corso della gara. Si può comunque ipotizzare che i top driver mantengano la strategia a due soste soft-soft-medie che ha portato Hamilton alla vittoria l’anno scorso.

Le chiavi – Più difficile, invece, trovare il giusto bilanciamento tra una configurazione a medio carico, per privilegiare le velocità di punta, e una scelta ad alto carico per favorire la frenata. Il circuito impegna molto la trasmissione, con 3534 cambi di marcia per coprire la distanza di gara, e le parti meccaniche del motore. Le quattro pesanti frenate richiedono prese d’aria che consentano l’adeguato raffreddamento dell’impianto. I quattro lunghi rettilinei, poi, lasciano parecchie opportunità per il recupero dell’energia e la ricarica della batteria: il combinato disposto delle due unità che compongono l’ERS comportano un guadagno di oltre 20 kmh orari, e di quasi 2,5 secondi, a giro.

GP BAHRAIN – SAKHIR

Lunghezza: 5,412 km

Giri: 57

Distanza da percorrere: 308,238 km

Giro record: 1:31.447 – P.de la Rosa (2005)

Giro record 2014: 1:37.020 – N.Rosberg (Mercedes)

Velocità massima 2014: 335,7 kmh – F.Massa (Williams)

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